La stagione degli eventi culturali estivi sarda inizia, come ogni anno cerco di informarmi, scoprire e dare a chi ancora non l'abbia già fatto, qualche informazione utile per riuscire a conoscerli e raggiungerli.
Come ogni anno mi sono concentrato sul Dromos Festival (Oristano e provincia) e della perla degli eventi culturali sarda il Berchidda International Jazz Festival (SS). Leggendo sui vari siti che promuovono le iniziative mi sono reso conto dell'invadente presenza delle nuove modalità per poter seguire le varie iniziative culturali che arricchiscono l'estate sarda e mi è spontaneamente nata una riflessione che forse potrebbe sembrare scontata.
Viste le misure straordinarie che ci auguriamo restino tali (cioè solo straordinarie), la partecipazione agli eventi e l'acquisto dei biglietti ha il sapore del concorso a premi. Il tutto condito da temperature sotto i 37,5° (magari con 40° all'ombra come quasi normale accada ad agosto), distanziamenti frontali laterali tra il pubblico esclusi membri dello stesso nucleo familiare o conviventi e PRENOTAZIONE PER GLI EVENTI GRATUITI IN PIAZZA! Non ci si rende subito conto di cosa voglia dire organizzare eventi culturali durante questa fase della nostra epoca, o quantomeno non immediatamente e della mancanza di quella buona percentuale di spontaneità ed improvvisazione nel seguirli di alcuni. Il mondo della cultura è sicuramente stato afflitto dalle misure adottate e condizionato gravemente. Non parlo sicuramente dei malati di presenza del pubblico che ci siamo trovati durante la fase delle misure più strette di confinamento casalingo dei primi mesi, ad autocelebrarsi in astinenza come intossicati del pagato compiacimento che il pubblico da loro, quotidianamente su YouTube a sfoggiare i contatti di loro simili nella stessa pochezza psicologica che li fa sentire inesistenti senza persone attorno. Esattamente quelli che ormai non hanno più il coraggio di esporsi o comunque di affrontare le conseguenze, tutte "Social", che di sociale non ha neanche la parvenza, dell'esprimere il loro pensiero, nel caso in cui, un pensiero capace del discernimento necessario per farsi un'idea indipendente, lo abbiano. I più nel settore infatti, che possiamo definire genericamente Cultura, sono persone normali, in alcuni casi a supporto di "questi dall'ego smisurato", che arrivano molte ore prima e vanno via molte ore dopo ogni evento, per spiccioli rispetto ai diversamente umani della macchina dello spettacolo. Persone normalissime quindi, in cui mi sento di includere gli artisti del jazz, delle arti visive non presenti in gigantografie cinematografiche o nell'invadenza del piccolo schermo, che per scelta e passione rendono possibili gli eventi dal vivo, a contatto con il pubblico, dove l'arte, di qualsiasi forma, si può letteralmente respirare. Per non parlare di chi organizza dietro le quinte che concepisce l'evento e da forma a quelle intense giornate e quest'anno che difficilmente dimenticheremo, si ritrovano a fare lo slalom tra nuove, spesso irragionevoli normative, nazionali, regionali comunali, come se già non bastassero tutte gli adempimenti precedenti.
Oggi ho sentito quasi l'esigenza di scrivere qualche riga e dedicare un pensiero a tutte le persone che contribuiscono a cibare la nostra anima in un momento in cui l'anima, attaccata e manipolata dall'informazione, potrebbe essere sopraffatta da istinti, irragionevoli pensieri indotti e dalla paura del prossimo che è stata scatenata globalmente. La musica, l'arte in qualsiasi forma la si voglia intendere è connessione. Connessione tra le culture, tra le Persone e le Anime di chi ha la capacità di esprimersi in tali forme e il "non luogo" in cui essa si manifesta quando attraversa in nostri sensi, con l'obiettivo di smuovere i sentimenti più profondi che alimentano la nostra crescita interiore. Questa connessione comporta l'avvicinamento culturale, sociale, attraversando il ponte costruito dall'arte come infrastruttura che lo rende possibile. L'arte e la cultura devono far parte del riavvicinamento sociale. E' un compito che ad esse spetta doverosamente. Per questi motivi, mi sento dal profondo del cuore, l'organo che più è coinvolto, rapito, sedotto ed arricchito, dalle iniziative culturali organizzate, di ringraziare chi, fortunatamente, si ostina ad offrirle, collaborando o forse sfidando lo schiacciasassi burocratico scatenato in occasione dell'evento più "spettacolare" del secolo: il COVID-19.